Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

mercoledì 23 luglio 2014

Il cibo spirituale è vero cibo

Uno degli elementi più importanti del Rito Eucaristico anglicano, spesso omesso dai moderni libri di preghiera, è l'esortazione con cui il sacerdote incoraggia il popolo di Dio a ricevere il Sacramento in modo degno. L'esortazione arriva appena prima della chiamata alla confessione e nelle sue varie forme (ci sono tre opzioni) comprende un chiaro ammonimento sui vantaggi e i pericoli in cui si incorre nel ricevere la Comunione.

Teneramente amati dal Signore, voi che vi accostate alla Santa comunione del corpo e sangue del nostro Salvatore Gesù Cristo, considerate come San Paolo esorta tutte le persone a esaminare  diligentemente se stesse, prima di mangiare quel pane e consumare quella bevanda. Per quanto il beneficio che riceviamo sia grande, se con cuore penitente e viva fede riceviamo quel Santissimo Sacramento ci nutriamo in spirito della carne di Cristo e beviamo il suo sangue; noi dimoriamo in Cristo e Cristo in noi; siamo uno con Cristo e Cristo con noi. Riflettiamo sul pericolo di ricevere Cristo indegnamente, perché in tal caso siamo colpevoli del corpo e del sangue di Cristo nostro Salvatore; mangiamo e beviamo la nostra condanna, non considerando il corpo del Signore; e attiriamo l'ira di Dio su di noi.

Il beneficio del Sacramento è che "ci nutriamo spiritualmente della carne di Cristo e beviamo il suo sangue", che ci fa uno con Lui. E' un accenno a ciò che gli ortodossi orientali chiamano la dottrina della Theosis, l'idea che la nostra santificazione è causata dal nostro essere uniti con Cristo e fatti uno con lui, affinché Cristo splenda attraverso di noi e diventiamo sua immagine, come il ferro inserito nel fuoco. Fa eco la preghiera di accesso al Sacramento, in cui preghiamo che Dio ci permetta di "mangiare la carne del tuo caro figlio Gesù Cristo e bere il suo sangue, affinché il nostro corpo peccaminoso sia purificato dal suo corpo, e le nostre anime siano lavate dal suo preziosissimo sangue, affinché noi possiamo dimorare in lui e lui in noi".

Nell'Eucaristia si attua in noi una purificazione, come nel battesimo; ma l'effetto della purificazione eucaristica è amplificato. Attraverso l'Eucaristia, dimoriamo in Dio, non solo alla sua presenza, ma diventiamo parte di lui, così come egli dimora in noi. Quando Dio è venuto a salvarci dal peccato e dalla morte, si è fatto come noi, assumendo la nostra carne. Nell'Eucaristia, questa azione è invertita. Noi siamo innalzati in lui, siamo fatti uno con lui nel nostro spirito.

Le obiezioni dei "critici"

L'esortazione descrive il Sacramento come un "banchetto spirituale" in cui ci nutriamo del corpo di Cristo. Questo linguaggio è ripetuto nella preghiera di post-comunione, che comprende un ringraziamento a Dio per averci dato "il cibo spirituale del preziosissimo corpo e sangue del  tuo figlio, nostro Salvatore Gesù Cristo". Secondo alcuni critici queste parole attesterebbero che l'anglicanesimo ha una comprensione del Sacramento come semplice memoriale. In quest'ottica ciò che è spirituale deve essere chiaramente in contraddizione con la realtà materiale del Sacramento. Questa ipotesi è ulteriormente rafforzata dal fatto che il Rito più e più volte sottolinea la necessità di ricevere il Sacramento nella fede, perché è solo mediante la fede che effettivamente riceviamo i benefici promessi nell'Eucaristia. Pertanto, concludono i critici, non parliamo di un'oggettiva, reale presenza di Cristo nel Sacramento. La presenza di Cristo sarebbe dipendente dalle disposizioni interiori del fedele. Ciò che il comunicante riceve nella sua bocca è pane e vino, poiché gli elementi fisici non subiscono alcun cambiamento. Se il comunicante ha fede, riceverà il corpo e sangue di Cristo come nutrimento nel suo cuore. Ma se il comunicante non ha fede, riceve solo pane e vino e non Cristo. La grazia del Sacramento, secondo questa lettura teologica, dipenderebbe più da noi che da Dio.

Risposta alle obiezioni

Il problema di questa linea critica è che ignora alcune parti piuttosto significative del rito, che indicano chiaramente che la presenza di Cristo non dipende affatto dalle disposizioni del comunicante. In primo luogo, come vediamo sopra nell'esortazione, c'è un riconoscimento che ricevendo il Sacramento senza fede "mangiamo e beviamo la nostra condanna." Come abbiamo discusso in un precedente articolo, questo monito proviene da 1 Corinzi 11. Se non non c'è alcuna oggettiva e reale presenza di Cristo nel Sacramento, è difficile capire come possa danneggiare e addirittura uccidere chi lo accoglie indegnamente.

Ancor più precise sono le parole con le quali il sacerdote amministra il Sacramento. Nel primo Book of common prayer  di Cranmer, edito nel 1549, il pane è somministrato con le parole "il corpo di nostro Signore Gesù Cristo che è dato per te, per preservare il tuo corpo e la tua anima per la vita eterna". Nella revisione del 1552, sotto l'influenza di uno spirito molto più zwingliano, le parole sono state modificate per riflettere una concezione puramente memorialistica del Sacramento. Il sacerdote pone il pane nelle mani del comunicante dicendo: "Ricevi e nutriti di questo memoriale che Cristo è morto per te e rendi grazie". Ma nel 1559 il testo è stato modificato in modo che entrambe le frasi sono pronunciate insieme. Il linguaggio memorialistico della seconda frase resta immutato. al di là di come uno concepisca la presenza di Cristo nel Sacramento. Tuttavia, la lingua della prima frase afferma in via chiara e definitiva la presenza reale e oggettiva di Cristo, non solo nel cuore e nella mente del credente, ma anche nel pane e nel vino. Se il pane non fosse davvero il corpo di Cristo e il vino non fosse davvero il sangue di Cristo, il sacerdote sarebbe un bugiardo e il rito risulterebbe del tutto incoerente.

E allora, "cibo spirituale" e "alimento spirituale" non può essere interpretato a significare che non esiste nessuna presenza locale di Cristo nel Sacramento. La realtà spirituale di quanto riceviamo non è in contraddizione con la realtà materiale con cui Cristo stesso si dà nel Sacramento. Piuttosto, è proprio l'incontro tra lo spirituale e il materiale che si traduce nella nostra capacità, come creature che sono spirituali e fisiche, di nutrirci di Cristo e ricevere i benefici della sua Passione.

Il corpo del Risorto è un corpo spirituale

La difficoltà nel cogliere questo significato è che apparteniamo a una cultura secolare e talvolta anche la cultura ecclesiale abbraccia l'idea gnostica che lo spirito e la carne sono due cose radicalmente diverse, necessariamente opposte l'una all'altra. E poiché la nostra epoca è dominata dal materialismo, il quale asserisce sfacciatamente che solo le cose che possiamo quantificare con i nostri sensi sono reali, arriviamo a credere che lo spirituale è in qualche modo meno reale di ciò che ha a che fare con il mondo fisico. Ma se così fosse, Dio sarebbe meno reale della roccia che è materia pura e, come afferma Giovanni in 4,24: "Dio è puro spirito". Paolo ci ammonisce in 1 Corinzi 15 che la realtà spirituale è oltre il potere del peccato e della morte:

Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.

Cristo stesso, il Risorto, è ora "spirito vivificante", ma non ha cessato di essere vero uomo. Al contrario, la natura spirituale del suo corpo lo rende più umano. Mentre Adamo è solo polvere, Cristo è molto di più perché il suo corpo è diventato spirituale. Nella Resurrezione, la materia di cui è composto il nostro corpo avrà le qualità trascendenti che ora sono proprie solo del Risorto. Il materiale non sarà più separabile da ciò che è spirituale. Tutti saranno pienamente integri.

Tuttavia, mentre Cristo è già passato attraverso questo cambiamento, coloro che sono stati battezzati in Cristo sono come sospesi tra i due mondi. Siamo stati rigenerati dallo Spirito Santo, il che significa che le nostre anime sono state purificate del peccato e riportate in vita, ma restiamo nel mondo della caduta in cui continuiamo a dover affrontare una realtà di degrado e di morte. Una realtà che fa presa su di noi, ci trascina nel peccato più e più volte, lasciando la sua impronta sulla nostra carne. Solo se le nostre anime sono state lavate dal lavacro battesimale e la fede è stata accesa nei nostri cuori possiamo nutrirci del corpo del Signore risorto, che ora è pienamente glorificato e non è più soggetto all'influsso della morte. Ciò non significa che Cristo non è oggettivamente, completamente, anche materialmente presente quando il pane e il vino sono posti nelle nostre bocche. Ma significa che se vogliamo ricevere degnamente tale dono, dobbiamo avere uno spirito purificato dal peccato. Non è sufficiente ricevere Cristo con la bocca se il cuore rimane impassibile.

Siamo ciò che mangiamo

Un esempio molto semplice potrà aiutarci a comprendere più chiaramente. Immaginiamo di avere una patologia che ci impedisce di digerire alcuni alimenti correttamente, tra cui l'ananas. Ora, questo ci spiace molto perché amiamo l'ananas. Se un pezzo di ananas finisce nelle mie mani, certamente si tratta di un pezzo di ananas. Potrei masticarlo e ingoiarlo e avrei mangiato dell'ananas. Tuttavia, poiché il mio corpo è difettoso, io non riesco a digerirlo correttamente e non sarò in grado di assimilarlo. Infatti, potrei avere una reazione allergica, svegliandomi nel mezzo della notte senza fiato e con forti dolori di pancia. La mia persona "non è attrezzata" per nutrirsi di ananas, anche se dovessi mangiarne.

Il corpo e sangue di Cristo che viene a noi e attraverso il pane consacrato e il vino è un corpo glorificato, un corpo spirituale. Esso richiede uno spirito glorificato per essere ricevuto correttamente. Ma ciò non significa che Cristo non è realmente presente, in modo oggettivo, nel dono gratuito di se stesso. La natura spirituale del corpo non lo rende meno "corpo" di un corpo reale. Né il nostro bisogno di nutrirci spiritualmente, attraverso la fede, fa alcuna differenza nella natura del dono che ci è offerto.

Cibo spirituale è vero cibo. C'è un solo modo di mangiare e solo un cuoco che prepara. Beati noi che siamo chiamati a unirci al banchetto.

[Tratto da conciliaraglican.com]



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